208 – La voce della lingua dei segni italiana con Antigone

Con questa puntata siamo andati oltre la voce grazie a Eugenia Giancaspro, in arte Antigone, che ha condiviso con noi le caratteristiche e gli aspetti principali della lingua dei segni e delle persone sorde.

Dopo la triennale in Lettere, Antigone ha conseguito un corso di laurea specialistico dell’Università Ca’ Foscari di Venezia in Linguistica per la sordità e disturbi del linguaggio. È diventata interprete di lingua dei segni grazie a una scuola di interpretariato e oggi svolge il ruolo di docente di sostegno e insegnante di lingua dei segni.

Ma non solo, è anche artista, autrice e interprete di poesie in contest chiamati Poetry Slam, dove unisce poesia, oralità e LIS.

Grazie ad Antigone, siamo riusciti a parlare di voce a tre dimensioni: voce, voce articolata e voce articolata attraverso i segni.


LIS è l’acronimo di Lingua dei Segni Italiana, la lingua che parlano le persone sorde. È quindi una lingua che non si esplica tramite la voce o il canale fonoarticolatorio, ma attraverso il canale visivo-gestuale. Si ascolta con gli occhi e si parla con i movimenti delle mani e del busto.

La LIS è stata riconosciuta come lingua ufficiale in Italia soltanto nello scorso maggio 2021. Anche se siamo stati l’ultimo Paese in Europa a riconoscerla come vera e propria lingua minoritaria, finalmente le persone sorde hanno ottenuto un diritto importantissimo. 

Prima del 2021 non c’era nessuna ufficialità e quindi nemmeno la presenza di una serie di servizi e riconoscimenti che ci auguriamo riescano a diffondersi presto, come ad esempio la presenza di interpreti negli ospedali o negli altri servizi pubblici insieme a un miglioramento della situazione scolastica con la presenza di insegnanti sempre più preparati.

Parliamo di Italia in quanto ogni Paese ha una lingua dei segni diversa. Le differenze possono riguardare la struttura sintattica, i segni stessi o le forme della configurazione della mano. Differenze che seguono la cultura del Paese di riferimento.

Tra gli elementi in comune che sono emersi nel corso dell’intervista troviamo l’espressività, intesa come l’espressione del volto insieme ad alcune regole appartenenti al corpo umano.

Nella LIS è importante avere ben in mente la differenza tra gesto e segno. Senza dubbio un gesto facilita la comunicazione, ma è anche qualcosa di generico. Il segno, invece, è preciso: come la parola si scompone in fonemi, il segno si scompone in cinque parametri. 

La mano assume una forma precisa e il segno si articola in un luogo del corpo preciso, che può essere lo spazio neutro oppure una parte precisa del corpo che rientra all’interno di quello che viene definito riquadro segnico.

Il parametro più difficile da acquisire è quello delle espressioni e dei micro movimenti dello sguardo, delle labbra e del busto.

È davvero un mondo complesso e affascinante e ci vogliono tanti anni per sentirsi a proprio agio, ma vale davvero la pena studiare il linguaggio dei segni.

Oltre a imparare le modalità, ci vuole un grande controllo e un’approfondita conoscenza del proprio corpo e di quello che sta succedendo.

È una sorta di rieducazione del cervello, un allenamento dell’intelligenza cinestetica, che deve associare a dei movimenti e allo sguardo dei significati linguistici, che gli udenti associano al suono.

C’è un mondo dietro la sordità che è meraviglioso e andrebbe studiato da un punto di vista antropologico e sociologico.

Antigone ha condiviso con noi le principali differenze tra sordi oralisti e sordi segnanti. Per sordi oralisti si intendono le persone sorde cresciute con il metodo oralista, metodo che predilige il parlato e quindi la lettura del labiale. Mentre i sordi segnanti usano la LIS, la lingua dei segni.

Grazie all’esperienza di Antigone come Slammer, abbiamo parlato dell’affascinante significato dell’impersonamento. Segnare significa anche impersonare e, infatti, l’impersonamento è proprio una tecnica presente nella lingua dei segni.

«Se un sordo vuole dire che c’è un albero in cui i rami sono mossi dal vento, l’impersonamento porta il sordo a diventare l’albero e a far vedere come l’albero si muove.»

I sordi raccontano le storie diventando i protagonisti delle storie stesse e quando cambia il personaggio ecco che cambia anche la mimica della persona segnante.
Da Antigone abbiamo imparato che il linguaggio dei segni porta le relazioni a un altro livello. Porta a guardare le persone, con diverse sfaccettature e più profondità.