L’uso eccessivo di parole difficili o ricercate rischia di portare a un calo di interesse nell’ascolto?
Quando è necessario prendersi del tempo per spiegare determinati concetti?
La puntata di oggi è fatta più di domande che di risposte e ognuno di noi ha una diversa interpretazione dell’argomento. Si tratta di un tema complesso da trattare perché non c’è un modo giusto o sbagliato di procedere ed è anche per questo che ci piacerebbe ricevere un tuo riscontro in merito.
Qual è il tuo approccio nei confronti di un modo di parlare più forbito o complicato?
Nella lettura a voce alta, le parole complesse che si trovano in un testo devono essere restituite a un pubblico. Il lessico può essere molto specifico e le difficoltà aumentano soprattutto quando viene trattato un ambito diverso da quello abituale.
La stessa problematica può avvenire durante una chiacchierata divulgativa e, a seconda del contesto, è fondamentale cercare di comprendere meglio le dinamiche della comunicazione.
Ecco che tornano altre domande sul ruolo della voce nella comunicazione, su come viene usata e quanto può essere migliorabile.
In generale, possiamo dire che esistono alcune materie che vengono percepite con un maggiore livello di complessità, come può avvenire con la filosofia o la poesia.
Rimane il fatto che di fronte a questi temi emergono due aspetti cruciali:
- l’importanza dell’ascolto
- l’importanza della relazione
Non si dovrebbe mai dimenticare che si sceglie il modo di comunicare in base alla persona che si ha davanti.
La comunicazione è proprio questo: sapersi mettere nei panni di chi ascolta per cercare di scegliere un linguaggio comprensibile. E questo vale anche quando ci si rivolge a un pubblico eterogeneo.
L’autoascolto è la chiave, è quella cosa che ci aiuta a capire quando ha senso ridurre leggermente la portata dell’argomento per fermarsi a spiegare certi termini. È anche quella cosa che ci fa scegliere, per altri motivi, di continuare il discorso lasciando in sospeso la parola complessa e dando l’onere alla persona di approfondire il significato.
L’efficacia nella comunicazione è anche questo: ricercare un equilibrio tra chiarezza, funzionalità e rispetto del tema trattato. È un’arte che ci permette di cogliere quei piccoli segnali per “calibrare la barca a seconda dell’onda che sta arrivando”.
La voce è un’arte del tempo che difficilmente permette il rimando da una parola all’altra per ottenere la relativa spiegazione, come avviene con il cosiddetto ipertesto. Nel parlato si ha la necessità di interrompere il discorso e prendersi del tempo per spiegare dei termini.
“Arte del tempo” proprio perché – come la musica, la letteratura o la poesia – è richiesto del tempo per fruire di ciò che è stato prodotto.
Si contrappone all’arte visiva, come la fotografia, che permette di fruire di un’opera in modo veloce e immediato.
La lettura di un testo si colloca a metà strada tra l’arte del tempo e l’arte visiva perché si basa su impressioni che restituiscono il contenuto e poi il significato.
Una domanda importante da porsi è questa: la conoscenza e l’approfondimento di determinati termini servono per proseguire il discorso in un certo ambito o rischiano di aprire altri mondi e portare l’attenzione altrove?
Un eccesso di aperture laterali, seppur con il fine nobile di dare delle spiegazioni, corre il rischio di distrarre e di far perdere il filo del discorso.
Ed è anche per questo che chi legge a voce alta è un artista che crea un’opera grazie alla sua interpretazione e il suo modo di affrontare non solo il testo, ma anche il contesto. L’ascolto e l’autoascolto gli consentiranno di capire quando espandere un concetto affinché sia funzionale alla narrazione.
Minutaggio:
9:00 L’importanza nella relazione della comunicazione
12:30 Prendere tempo per spiegare l’argomento?
18:40 Le dinamiche di lettura
24:00 Chiedere di esplicitare
28:55 Le sensazioni del pubblico e come preparare un momento di lettura in pubblico