Le prossime righe provano a condensare un percorso che, dal ghostwriting classico, ci porterà ad esplorare un territorio aperto agli sconfinamenti interdisciplinari: il ghostwriting a voce alta.
Che cos’è il ghostwriting?
In senso letterale, il ghostwriting è la scrittura fantasma in cui, per contratto, chi scrive rimane anonimo.
Questa scrittura viene praticata da professionisti specializzati, che prestano le proprie parole scritte al progetto editoriale del committente.
Come per il tema del tono di voce affrontato nell’articolo precedente, anche nell’ambito del ghostwriting è centrale – a più livelli – il concetto di voce, e tra poco vedremo meglio perché.
Un elemento essenziale del ghostwriting è la relazione che si crea tra committente e ghostwriter.
Il ruolo del ghostwriter è molto delicato: oltre a una grande competenza, la professione richiede elevata empatia e profonda umiltà perché non deve sentirsi la voce – l’impronta, la personalità – di chi operativamente scrive, ma quella del vero protagonista, ovvero del committente.
D’altra parte, il committente ha il compito di comunicare in modo preciso al ghostwriter le proprie idee e alcuni contenuti di base affinché vengano trasposti, trasformati, o meglio ancora tradotti, in parole adeguatamente scritte.
Il ghostwriter deve conoscere la voce
Scendendo in profondità nel tema voce, il ghostwriting non è scrittura minore o ingannevole, ma ha un compito di alto valore.
L’obiettivo del ghostwriting è trasmettere la voce del committente quando questa persona non possiede, ad esempio, gli strumenti della scrittura oppure il tempo necessario per scrivere.
Al ghostwriter occorre entrare nella voce del committente.
Però, prima di scrivere con la voce di un’altra persona, il ghostwriter deve avere presente un elemento contro-intuitivo ma essenziale.
Al ghostwriter è richiesta la profonda conoscenza e la piena consapevolezza della propria voce, non per metterla al centro ma per apprendere come lasciarla in ombra perché, al contrario, sia la voce del committente ad avere tutto lo spazio necessario.
Ghostwriting classico: ripartiamo dall’ascolto
L’ascolto è un elemento centrale del ghostwriting considerato nella sua definizione tradizionale.
La collaborazione tra il committente e il ghostwriter necessita della massima fiducia reciproca, di volontà di scambio profondo, di autentica trasparenza.
Tutto questo significa operare con una altissima professionalità, che si realizza in un approccio di rispetto, apertura, capacità di farsi da parte e sospendere il giudizio, al fine di lasciare tutto lo spazio alla voce di chi ha chiesto aiuto per farla emergere.
Da una parte, grazie all’ascolto praticato nei confronti del committente, il ghostwriter diventa un filo conduttore di voce, identità, personalità.
Dall’altra parte, il committente può essere non solo un personaggio pubblico di fama più o meno vasta, ma anche un professionista, oppure ancora un referente di azienda che, attraverso la parola scritta, intende rivolgersi al proprio pubblico di clienti attuali e potenziali.
Il ghostwriting ha molteplici applicazioni: dalla carta al web, online e offline.
Ad esempio, un ghostwriter può essere d’aiuto per realizzare libri – nello specifico biografie e autobiografie, pubblicazioni aziendali, manuali professionali – oppure contenuti per il web come testi per siti, articoli per blog, post per social.
Il ghostwriting è una professione di sempre maggiore rilevanza, che va di pari passo con il valore crescente dei buoni contenuti – per supporti sia digitali sia analogici – nella comunicazione e nel marketing.
Quando i livelli di ascolto diventano – almeno – due: il ghostwriting a voce alta
Partiamo dal significato ampio di voce, dato dall’intreccio del significato tecnico di tono di voce con il concetto di voce come suono.
Possiamo iniziare ragionando sulla scrittura a voce alta e arrivare, con un passaggio successivo, ad una tipologia particolare di ghostwriting che possiamo chiamare ghostwriting a voce alta.
Nel ghostwriting a voce alta il primo livello di ascolto è volto ad accogliere e conoscere idee, frammenti di contenuti, concetti chiave che il committente intende trasformare in un discorso, in una relazione, oppure in un’altra forma di testo destinata ad essere restituita a voce alta davanti a un pubblico di ascoltatori.
Una volta portato a compimento questo ascolto preliminare, l’obiettivo si sposta verso un secondo livello di ascolto.
All’ascolto rivolto al committente si aggiunge l’attenzione all’effetto che la scrittura avrà quando il testo verrà letto oppure pronunciato.
Di conseguenza il ghostwriter a voce alta ha il compito di prevedere, per soddisfarlo al meglio, l’ascolto che sarà praticato dal pubblico finale del testo.
Come possiamo applicarci al ghostwriting a voce alta?
Entriamo in modo più profondo nella operatività del ghostwriting a voce alta.
L’obiettivo del ghostwriting a voce alta è saper scrivere per chi deve parlare a voce alta.
Per determinare uno specifico effetto del testo sull’ascoltatore finale, occorre immedesimarsi nella intenzione di chi leggerà oppure pronuncerà un discorso o un altro contenuto a voce alta.
In particolare è necessario porsi nei panni di chi parlerà, perché ghostwriting a voce alta significa scrivere come parlerebbe il committente.
La prospettiva è quella di scrivere con i caratteri distintivi del parlato – i tempi, le pause, il ritmo, gli intercalari, il lessico, la sintassi – propri della persona che leggerà o pronuncerà il testo.
Se il ghostwriting destinato alla sola scrittura richiede di per sé grande competenza e sensibilità, il ghostwriting a voce alta richiede un altro livello di preparazione.
Nella scrittura per il parlato occorre proiettarci direttamente, con le nostre competenze e ulteriore empatia, alla fase di ascolto da parte del pubblico finale.
Diventa possibile arrivare a un buon risultato ascoltando e riascoltando tante volte il committente, cercando di estrapolare con molta attenzione alcune caratteristiche differenzianti nelle parole contestualizzate che pronuncia nella quotidianità.
L’obiettivo è che il testo destinato ad essere pronunciato risulti credibile, non solo – o non tanto – dal punto di vista dei concetti espressi, ma soprattutto dal punto di vista della forma e del modo in cui viene organizzata l’argomentazione.
Il testo che viene pronunciato deve essere coerente con la persona che lo pronuncia, e ha il compito di suscitare fiducia da parte del pubblico, rendendola riconoscibile.
Il ghostwriting a voce alta trae beneficio dall’approccio interdisciplinare
Quando il ghostwriter a voce alta possiede una esperienza stratificata e multidisciplinare può trarne elevato vantaggio, perché questa diventa un patrimonio di strumenti utile per affrontare con efficacia creativa le richieste del committente.
Ad esempio, praticare il teatro è un valido aiuto per maturare la consapevolezza della corporeità e della gestualità.
Questa competenza, di solito implicitamente connessa all’emissione della voce nella lettura o pronuncia di testi a voce alta, contribuisce però a focalizzare meglio le fasi di ascolto e a dare profondità al testo che viene scritto al fine di essere restituito a voce.
La scrittura creativa, che in prima battuta appare poco legata alla restituzione vocale, trova una potente alleata nella verifica a voce alta per controllare la forma, migliorare l’espressività, accrescere la fluidità del testo.
In questo connubio la creatività delle parole scritte diventa uno strumento di valore per il ghostwriting a voce alta, che facilita nel trovare nuove soluzioni di scrittura destinate a testi da pronunciare.
Con tanti punti di tangenza, accanto al mondo dei testi da pronunciare sta l’universo della musica con il senso del ritmo, il valore delle pause, le potenzialità dell’andamento melodico: tutti elementi che possono confluire nella musicalità di un testo pensato per essere detto.
Un altro esempio di mondo interconnesso alla scrittura dei testi da pronunciare e quindi al ghostwriting a voce alta è il canto, voce che si fa musica: una competenza che aiuta a rendere armonico, piacevole, dotato di musicalità senza forzature il testo destinato a un pubblico di ascoltatori.
Ghostwriting a voce alta e public speaking: nuovi intrecci, per nuove direzioni
L’attività di ghostwriting a voce alta ha diversi elementi di contatto con il public speaking.
Ai nostri giorni il public speaking non può essere più solo “parlare in pubblico”, ma diventa sempre più “comunicare”. Approfondiamo il tema del public speaking in questo podcast.
Con una piccola provocazione, possiamo dire che oggi tendiamo tutti a fare public speaking: chi di noi non ha mai spedito – in chat o nei social – un messaggio audio, oppure non ha mai inviato un video-messaggio a un proprio pubblico, per quanto poco numeroso questo possa essere stato?
La pratica quotidiana o quasi di questi strumenti non fa di noi dei public speaker o dei comunicatori professionali ma, in ogni caso, ci colloca su un piano nuovo rispetto a quando non potevamo disporre di dispositivi elettronici, app e affini, e ci pone delle domande.
Ad esempio:
• quale ruolo ha il testo scritto oggi nella vita di ogni giorno, personale e professionale?
• ha senso scrivere per progettare un messaggio audio o video, per breve che sia?
• quanto è importante padroneggiare la scrittura, per gestire al meglio anche la parola letta e pronunciata, nei più diversi contesti?
Ghostwriting a voce alta come laboratorio di responsabilità nel comunicare
Da questa breve trattazione credo emerga uno spiraglio di quanto sia complesso l’intreccio di competenze necessarie per arrivare a una buona scrittura, destinata ad essere pronunciata: stiamo parlando del generoso frutto di conoscenze ed esperienze riferite a testo, voce, corpo, vissuto interiore, e non solo.
Per questo motivo, occorre essere pienamente centrati e consapevoli per ottenere una circolarità armonica tra voce e testo, in ogni passaggio del ghostwriting a voce alta: dall’approccio alla voce alla costruzione di una relazione sana e costruttiva con il committente, dalle fasi di ascolto alla progettazione del testo.
C’è un dato di fatto che ci interroga, con il suo persistente aspetto di provocazione: oggi siamo “tutti” public speaker, siamo “tutti” scrittori, siamo “tutti” comunicatori.
Ciò significa che tutti abbiamo una occasione di enorme rilevanza che non va sprecata, e che ciascuno di noi, per la propria parte, ha un segmento di responsabilità per l’attività di comunicazione praticata ogni giorno, sia personale sia professionale.
Diventiamo i ghostwriter a voce alta di noi stessi
Utilizzando un piccolo paradosso applicato al contesto della comunicazione, lancio una proposta: proviamo ad imparare ad essere ghostwriter a voce alta di noi stessi?
Quanti di noi realizzano abitualmente video, dirette, note audio, podcast nell’esperienza personale e professionale?
Come al solito, non è perché facciamo video o audio – con periodicità più o meno regolare – che diventiamo tutti videomaker o podcaster professionisti.
Però, possiamo utilizzare serenamente questi mezzi come strumenti per comunicare, in un modo caldo e portatore di vicinanza, con le persone alle quali intendiamo lasciare un messaggio, un concetto, una riflessione o altri contenuti di tipo diverso.
Per diventare “ghostwriter a voce alta di noi stessi” possiamo impegnarci ed esercitarci a prendere le distanze da noi, non per allontanarci dalla nostra realtà e diventare neutri, ma per conoscerci meglio e osservarci attraverso una pratica di auto-consapevolezza che ci aiuti a mantenere, ad esempio, la massima coerenza tra le dimensioni offline e online del nostro vivere personale e professionale.